Come raccontare un’esperienza?
Il linguaggio è un labirinto di strade, vieni da una parte e ti sai orientare,
giungi allo stesso punto da un’altra parte e non ti raccapezzi più.
(Ludwig Wittgenstein)
Conoscere il linguaggio, come funziona, le sue potenzialità, il potere delle parole nel rendere una storia accattivante oppure noiosa possono essere solo alcuni pezzi di un labirinto più complesso. Le persone a volte quando raccontano una storia, la modificano in quanto in quel preciso momento quell’esperienza genera delle emozioni più o meno intense, diverse in base alla situazione in cui si trovano e alle persone a cui raccontano la storia. Ricordare un’evento, narrare a persone diverse la stessa storia, aggiungere, modificare o togliere dettagli in base al legame e alla relazione che si ha con l’interlocutore, sono elementi che possono modificare la storia raccontata. Inoltre la creazione di rappresentazioni testuali, visive, sonore, percettive coinvolgono e rendono l’ascoltatore parte di quella storia. In psicoterapia partecipare alle storie raccontate, entrare nelle storie riscoprendole insieme e osservandole da diversi punti di vista, offre l’opportunità alla persona di raggiungere l’obiettivo fissato e allo psicoterapeuta di partecipare nel qui ed ora, offrire alternative oppure mettere in luce immagini, eventi, personaggi rimasti sullo sfondo. La consapevolezza delle proprie storie, il modo in cui le racconti, i significati che attribuisci alle parole e al linguaggio che scegli per narrarle, possono creare una realtà diversa. Oggi ho una proposta per te: racconta una storia e raccontala in base a come la racconterebbe uno dei tuoi genitori, il/la tuo/a migliore amico/a, una persona lontana che ti vuole bene e che ti conosce in base ad esperienze condivise nel passato. Infine, poniti una domanda: come può cambiare questa storia raccontandola e attraverso quali parole?
Il ruolo della psicoterapeuta è quello di partecipare alla costruzione della storia con la consapevolezza che “il linguaggio è l’agente stesso della costruzione della realtà”. (M. Armezzani).
Un abbraccio.
Dott.ssa Joana Troplini
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